Frammenti di storia, Idee e pensieri per un progetto più grande

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 22/6/2012, 23:32
Avatar

Advanced Member

Group:
The Original Sin
Posts:
4,352
Location:
Ishim Voroo

Status:


Fragmenta I

Sin osservava il mondo dall'imponente finestra della sua biblioteca privata cercando di riordinare la sua non-vita. Sebbene oramai era da più di un'anno che il suo cuore aveva cessato di battere, il ragazzo non si era ancora abituata alla sua nuova esistenza e faticava a comportarsi come un vero e proprio lich: era ancora attaccato alla sua natura umana e si dimenticava spesso che respirare non gli era più di alcuna utilità, che doveva stare attento a non esporsi troppo al calore a causa della totale mancanza di liquidi nel suo corpo e che la fatica era solo un brutto ricordo.
Una nuova esistenza piena di vantaggi, nulla da obbiettare, ma ciò nonostante Sin sentiva un'enorme vuoto dentro di se. Cosa ne sarebbe stato di lui? Ora che lo scorrere del tempo, sonno e stanchezza, l'entropia stessa e tutte le altre "debolezze" dell'uomo non lo tormentavano più come avrebbe passato il resto della sua immortalità? E proprio mentre i suoi pensieri vagavano nel vuoto, per un lunghissimo istante penso a Layimia e a come quasi un'anno addietro aveva sterminato lei e le sue sante guardie rinchiudendole infine in una tomba di ghiaccio. Sollevò Leviathan e ne osservò la lunga lama nera, soffermandosi ad ammirare i piccoli taglietti che delimitavano i segmenti della spada-serpente; stringendone l'elsa gli parve di percepire tutte le anime che la spada aveva rubato nel corso dei secoli e in un singolo istante conobbe la storia di tutte gli sventurati che erano incappati nel portatore di una così malevola arma. Per la maggior parte erano vittime di guerra, briganti o criminali, ma tra tutto questo male Sin poté scorgere anche innocenti la cui unica colpa era quella di essersi trovati davanti ad un lich troppo affamato per fare distinzione. La vita di questi ultimi era permea di felicità e spensieratezza e, con grande rammarico del tristo sovrano, di amore.
L'amore: un'emozione così potente, così pura. Un'emozione in grado di annebbiare la ragione e di far perdere il controllo alle persone. Un'emozione che Sin aveva pensato di aver provato, ma che si era rivelata solo l'ennesimo coltello nel petto del ragazzo.
Assalito dai ricordi e nel pieno di uno scatto d'ira, Sin si voltò estroflettendo la lama di Leviathan e tagliando in due tronconi netti un tavolo che si trovava alle sue spalle. Per un momento il ragazzo rimase a fissare il suo operato, disgustato da se stesso e dalla sua rabbia repressa; richiamò la lama della spada e se mise alla cinta mentre si dirigeva nel cuore della biblioteca per calmarsi con la lettura di qualche libro nero, quando un rumore alle sue spalle lo fece voltare di scatto: la biblioteca si trovava al penultimo piano della torre nera, al di sotto solo della sommità della torre ove era situato un gigantesco astrolabio, e per arrivarci era necessario attraversare arzigogolate rampe di scale e labirintici corridoi controllati dalle sentinelle non-morte fedeli solo al loro signore Sin. Chi, dunque, era stato tanto astuto da eludere la sorveglianza e a trovare la via per il sancta sanctorum del tristo sovrano?
Sin corse all'entrata della biblioteca, un'imponente arco dalle forme sinuose e affilate, si nascose all'ombra di una delle sue imponenti rientranze e attese il suo inaspettato ospite con la lama in pugno. Appostato nelle tenebre, Sin attese per quelle che gli sembrarono ore l'arrivo dell'intruso tanto che iniziò a domandarsi se a causa della rabbia non si era solamente immaginato tutto; stava quasi per allontanarsi e lasciare perdere quando in lontananza udii dei passi in avvicinamento. Il ragazzo si premette ancora di più contro la parete per non essere visto e cercò di concentrarsi sull'intercedere della sua preda: curiosamente, sebbene cercasse di restare freddo e vigile, Sin si soffermò a pensare su come il suo cuore rimanesse muto all'aumentare del rimbombo prodotto dai passi sul freddo pavimento di marmo nero, senza donargli la tipica sensazione di tensione tanto familiare al suo essere passato. Perso nei pensieri, Sin si accorse con un leggero ritardo rispetto ai suoi piani dell'entrata in scena dell'intruso e ci misi qualche istante a ricomporsi e a balzare fuori dalle ombre con uno slancio felino. Una volta afferrata la preda, Sin la strinse a se e le premette la lama alla gola, deciso a non farsela scappare, ma si sentii stupito e sollevato al tempo stesso quando si trovò tra le braccia una servetta urlante.
Sospirando mollò la presa e scuotendo la testa avvicinò la mano alla ragazza che nel frattempo era caduta in ginocchio shoccata dall'accaduto -Stai bene?- chiese Sin guardandola con compassione, ma ritrasse subito la mano di scatto e assunse un tono austero non appena si rese conto di ciò che stava facendo: MAI avrebbe dovuto divenire preda dei sentimenti! Dandole le spalle iniziò quasi ad interrogarla: -Chi sei tu e come hai fatto ad addentrarti così tanto nel cuore della torre nera? La mia biblioteca è protetta da trappole mortali e le miei guardie non-morte ubbidiscono solamente ai miei ordini. Sei forse una spia o un assassina?!- Quell'ultima frase esplose quasi involontariamente e Sin si si domandò se utilizzare un tono così duro non fosse controproducente. La serva sobbalzò a quelle parole e fissò il sovrano negli occhi lasciando trasparire tutto il terrore che provava in quel momento, ma ricordandosi del duro protocollo da osservare quando si parlava con un dei due sovrani chinò di scatto il capo e si affrettò a fornire una spiegazione più che adeguata: -I-io, v-vostra signoria, non intendevo affatto mancarle di rispetto e se la mia presenza le arreca in qualche modo disonore sarò più che felice di allontanarmi dalla sua vista...-
-Non è quello che ho chiesto.- rispose il non-morto, questa volta utilizzando un tono più tranquillo e pacato -Io voglio sapere cosa ci fai nella mia biblioteca e come ci sei arrivata.- Sin allungò la sua mano protetta dall'armatura e afferrò dolcemente la guancia della ragazza forzandola ad incrociare lo sguardo con il suo e obbligandola ad alzarsi. Ora che riusciva finalmente a vederla in volto Sin si rese conto di quanto stupida fosse stata la sua idea riguardo ad un'eventuale aggressione: davanti a lui si ergeva una ragazza giovanissima di massimo 16-17 anni dai lunghi capelli bruno-dorati e due incantevoli occhi di un colore misto tra il verde e il nocciola; di corporatura snella, era più bassa del tristo sovrano di qualche centimetro e la divisa e la carnagione chiara ne tradivano il collocamento nei locali delle cucine. Per un brevissimo istante Sin la trovò quasi carina, ma allontanò con disgusto quel pensiero così umano.
-Non ti ho mai vista prima nella torre nera, ma anche se questo fosse il tuo primo giorno dovresti sapere che l'accesso alle aree superiori della torre è severamente vietato alla maggior parte della servitù, pena...- dove la mano del sovrano toccava il volto della ragazza iniziò a formarsi lentamente un sottile strato di gelida brina e il respiro affannato della ragazza era ora perfettamente visibile sotto forma di condensa -...la morte.-
La ragazza deglutì fissando il sovrano nei suoi grigi occhi, troppo spaventata per allontanarsi dalla sua gelida morsa -Chiedo nuovamente perdono vostra signoria: non era mia intenzione spiarla o disturbarla! Ho pensato che, visto che è quasi ora di cena e voi non siete ancora sceso nella sala da pranzo, portarvi del cibo sarebbe stato un gesto...cortese...- Sin abbassò lo sguardo e si accorse che, effettivamente, sul pavimento della biblioteca erano sparsi acini d'uova e fette di carne di montone mentre una coppa vuota rotolava ancora sopra ad una grossa macchia violacea; dopo aver mollato la presa dal volto della giovane e con movimenti lenti, afferrò il vassoio che portava le pietanze e se lo rigirò tra le mani. -Non so cosa ti abbiano detto, ma io non mangio. Mai.- senza preavviso lanciò il vassoio a tutta velocità verso l'entrata della biblioteca. Il vassoio attraverso il grande arco e finì per conficcarsi nella schiena di una delle guardie non-morte che presidiavano l'accesso al grande salone.
-Ora, pulisci tutto e già che ci sei fai sparire il tavolo e le schegge sparse in fondo alla biblioteca, davanti alla vetrata. Una volta finito torna alle cucine o ovunque tu sia impiegata e riprendi i tuoi compiti abituali. Sono stato chiaro?-
-Chiarissimo, tristo sovrano!- si affrettò a rispondere la giovane.
Sin le sorrise mellifluo e si avviò verso l'uscita della biblioteca calpestando il cibo sul suo cammino.
"L'ho scampata bella!" pensò la ragazza, ma non ebbe neanche il tempo di riprendersi dallo shock che Sin si voltò verso di lei chiedendole: -Ah, quasi dimenticavo: quale il tuo nome, piccola spia?-
-S-Sasha, vos...-
-Eccellente!- tagliò corto il sovrano -Mi ricorderò di te, cara Sasha.- Concluse scendendo le scale con passetti veloci e precisi.
Nella biblioteca della torre nera, il sancta sanctorum inviolabile di Sin il tristo sovrano, una giovane sguattera si chinò a pulire ciò che avrebbe potuto portare alla fine della sua vita senza conoscere le conseguenze di quel gesto così semplice.

Edited by Just Sindra… - 6/1/2013, 15:01
 
Web  Top
view post Posted on 26/6/2012, 12:50
Avatar

Advanced Member

Group:
The Original Sin
Posts:
4,352
Location:
Ishim Voroo

Status:


Fragmenta II

Il fendente della spada descrisse un'arco perfetto verso la testa di Laeviar che alzò il manico della falce per proteggersi, ma poco prima di colpirlo il cavaliere fermò la lama e ruotando su se stesso assestò un colpo al fianco del savior sbilanciandolo. Laeviar appoggiò il ginocchio a terra stordito dal colpo inaspettato e il cavaliere non si fece scappare l'occasione: arretrò con un saltello e caricò la spada per un affondo al petto, ma il sovrano afferrò la lama dell'arma lanciandola lontano dal suo aggressore.
Senza dare segni di cedimento, il cavaliere estrasse fulmineo uno stiletto dalla sua cintura e iniziò a mirare alla testa di Laeviar con precise e veloci stoccate, tanto veloci da obbligare il sovrano a retrocedere per scansarne alcune. Per un lunghissimo istante i due duellanti si fissarono intensamente valutando la situazione: il cavaliere ansimava pesantemente e la sua armatura era coperta di graffi e ammaccature, ma riusciva comunque a muoversi velocemente e a menare fendenti letali con il suo stiletto. Laeviar, d'altro canto, non era messa tonto meglio in termini di stanchezza e del viscoso liquido nero colava placido dal fianco colpito dalla spada. Senza alcun preavviso il cavaliere si fiondò verso di lui tentando un'affondo al viso; Laeviar tentò di deviare il colpo roteando la falce per poi contrattaccare, ma lo scudo del cavaliere lo colpì alla mano facendogli scivolare l'arma. Ormai lo scontro era finito: Laeviar era disarmato e lo stiletto continuava la sua corsa letale verso il suo volto. Con un ultimo colpo di reni Laeviar riuscì però a ribaltare la situazione facendo esplodere dalle sue braccia due spesse lame nere che intercettarono lo stiletto spezzandone la lama. Stupito, il cavaliere non fece in tempo a reagire e il savior gli assestò una testata contro l'elmo ammaccandolo proprio sulla fronte; il cavaliere indietreggiò qualche passo stordito e Laeviar lo colpì violentemente con la coda buttandolo a gambe all'aria.
Per un istante nessuno dei contendenti si mosse e il silenzio, rotto solamente dai rantoli lamentosi del cavalieri, calò nell'arena. Poi, lentamente, il cavaliere si rialzò inveendo contro il sovrano: -Hai barato! Avevamo detto che non avresti utilizzato la magia per questo scontro! Maledizione, mi gira la testa...-
Laeviar sorrise e si mise a ridere. -Non ho usato nessuna magia Pherce, è stato più che altro un corpo a corpo.- disse il sovrano con tono borioso aiutando il cavaliere a rialzarsi.

Edited by ºN e ¢ r ø w™ - 26/6/2012, 14:20
 
Web  Top
view post Posted on 8/11/2012, 23:12
Avatar

Advanced Member

Group:
The Original Sin
Posts:
4,352
Location:
Ishim Voroo

Status:


Fragmenta II

-Qualcosa vi turba, maestro? Vi vedo...assente."
Sindra scosse la testa allontanando i suoi pensieri: era ancora nelle segrete con Sasha, davanti a loro una lastra di pietra orizzontale fungeva da tavolo da autopsia. Su di esso era riverso un cadavere fresco e vari strumenti dai dubbi utilizzi erano sistemati vicino ad esso. L'aria era densa del fumo degli svariati alambicchi disseminati per la piccola stanzetta, prima usata come cella, e pregna dell'odore di erbe e altri ingredienti e del tanfo della decomposizione.
Le mani di Sasha erano allungate verso il cadavere, a poca distanza dal petto, ma lo sguardo era fisso sugli occhi grigi di Sindra persi nei meandri dei ricordi. Per il lich erano infatti passati diversi anni dalla prima volta in cui aveva rianimato il suo primo cadavere e ora, la storia si stava ripetendo: presto avrebbe avuto un'apprendista anche lui e avrebbe dovuto istruirla per insegnare un giorno la via dell'anima a qualcun'altro.
-No, non ti preoccupare Sasha. Tu continua pure...-
La ragazza sorrise timida e abbassò nuovamente lo sguardo sul cadavere. Puzzava. Era orribile allo sguardo. E soprattutto era morto! Com'era finita lì? Pochi giorni prima serviva pasti e puliva le stanze della Torre Nera e ora era lì: il Tristo Sovrano dietro di lei e un cadavere davanti...un cadavere da riportare in vita, per di più! Era davvero possibile fare una cosa del genere? Tra da lei ne dubitava fortemente...ma volle comunque provarci, afferrare al volo l'occasione di essere più di una serva.
Inspirò profondamente e chiuse gli occhi concentrandosi, tentando di ricordarsi le formule e gli incantesimi che Sindra le aveva insegnato prima di iniziare il rituale; iniziò a sussurrare parole in una lingua antica e ormai dimenticata, sperando con tutta se stessa di essere all'altezza di un compito così inusuale e apparentemente impossibile.
"E se dovessi fallire?"
Il dubbio si insinuò nella sua mente sottile e silenzioso come un ago, corrodendo tutta la sua fiducia e dissipando la concentrazione. "Lord Sindra non è famoso per essere clemente con chi lo contraria...ma come diavolo dovrei fare a riportare in vita un morto!? E' impossibile, solo gli dei sono in grado di fare un cosa del genere...e io sono solo una serva, nient'altro..." Le mani di Sasha tremarono e la sua litania mancò una parola, rovinando la musicalità del rituale.
-Concentrati!- tuonò Sindra alle sue spalle col tono severo di un impietoso istruttore.
 
Web  Top
2 replies since 22/6/2012, 23:32   117 views
  Share